Is Mixinas, chi può praticarle.

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Is Mixinas sono i rituali e le segnature tipicamente sarde, la parola significa “la medicina”. Come in altre regioni is mixinas curano dalle malattie, dai mali che infieriscono sullo spirito e dominano gli agenti atmosferici. Come in altre regioni sono gesti ma soprattutto parole segrete di stampo cristiano che però si differenziano spesso nella struttura , nelle regole per donarle e nel presupposto comunemente dichiarato che il brebus, il verbo ossia le parole segrete, è la fonte del potere di guarigione. Ma chi può diventare un segnatore? Efisio Sanna, studioso amatoriale che per decenni ha intervistato e raccolto nonché pubblicato le segnature sarde, risponde con queste parole. Che io ritengo una buona guida a cui i segnatori, o aspiranti tali, dovrebbero attenersi.

Chi e quali persone dunque possono praticare questi riti di guarigione?
“Non occorrono doti particolari; non occorre avere una grande cultura, come del resto non lo era prima, non occorre avere dei diplomi e delle lauree, il grado di cultura non aggiunge nulla. E’ sufficiente soltanto essere una persona semplice ed è indispensabile avere nel cuore tanta fede e tutto potrà realizzarsi. Un cuore puro e semplice può spaziare nell’universo come gli uccelli nell’aria, non ci saranno barriere o catene che lo possano fermare. Coloro invece che sono carichi di pesi inutili, passioni e vizi, attaccati a questa terra con la loro avidità, non riusciranno mai a staccarsi da essa neanche di un palmo, nonostante desiderino librarsi nell’universo per respirare la libertà dei figli di Dio. Vi suggeriamo alcune regole d’oro per raggiungere la purezza di cuore e per vivere in armonia con la natura e l’universo e raggiungere così la serenità di spirito e la felicità. Non invidiare nessuno. Non avere atteggiamenti di superiorità verso i più deboli. Non gioire delle sofferenze altrui, nemmeno dei malvagi. Non parlare male del prossimo. Non giudicare severamente nessuno. Non distruggere la felicità di una persona, fosse anche il tuo peggior nemico, con atti o parole. Non lasciarsi invadere da sentimenti di odio o di vendetta. Non desiderare la morte di nessuno per nessuna ragione al mondo. Il male fatto o augurato si ritorce su se stessi. Non infierire contro la propria sfortuna. Non maledire nessun giorno della propria vita. Cercare di non parlare mai della propria sfortuna. Vivere ed accettare senza riserve il presente. Credere in un domani migliore. Per propiziarsi il proprio avvenire praticare la modestia, l’altruismo, la benevolenza e la generosità di cuore nei confronti del prossimo. Ricordarsi che si può trovare e trattenere la felicità solo a condizione di liberarsi del proprio egoismo.” Queste parole mi sono piaciute perché sono di per sé iniziatiche, ogni frase presuppone una presa di coscienza interiore per essere compresa. Ad esempio per “egoismo” e “altruismo” non si intende una propensione la martirio o alla totale accettazione degli altri. Ma un egoismo malato che è nocivo e un altruismo sano che è benefico. Il primo è un egoismo rimasto infantile, privo di consapevolezza dei propri reali bisogni, ingordo e sciocco al limite dell’autolesionismo. Come un bambino pretende il gelato anche se ha mal di pancia, anche se il gelato è di altri, anche se il gelato è finito. E’ quell’egoismo nocivo spesso confuso con il bambino interiore. Un egoismo egocentrico dannoso per noi e di conseguenza per gli altri: chi non si rispetta non sa rispettare, chi non si ama non sa amare. Il secondo è un altruismo sano, privo di quell’espiazione e spirito di martirio tipica dei fanatici. E’ un altruismo che dona ciò che può donare senza ledersi, senza arrivare a mettersi in secondo piano rispetto a chi riceve. Oggi si direbbe un altruismo assertivo. Come dicevo questo pezzo nasconde un percorso spirituale quotidiano, costante e coerente che appare l’unica strada per accedere all’uso di una pratica potenzialmente alla portata di tutti ma negata a molti. Le segnature sono per chiunque, dice Sanna, ricchi o poveri, studiosi o ignoranti. Ma sono solo per pochi, quelli che hanno il dono della forza e purezza spirituale, perché ci sono nati o perché scelgono di diventarlo. Ma è difficile diventare puri di spirito. “Non lasciarsi invadere da sentimenti di odio o di vendetta” è già un monito che esclude oltre il 99% delle persone, è già uno sforzo quotidiano che presuppone delle doti non comuni. Siamo umani, fallaci e meravigliosi allo stesso tempo. Scegliere se essere l’uno o l’altro dipende da noi. Senza questa scelta concretizzata in ogni emozione, sentimento, pensiero e azione al punto che anche chi ci circonda se ne possa accorgere, la segnatura di Sanna appare un gioco, un inganno di successo, un egocentrico vorticare in un mondo immaginario che ci si costruisce per ottenere una sicurezza che manca e non per usare una certezza che si possiede. Questa semplicità di pensiero e di regole è tipica di ogni percorso spirituale, dalle Americhe al Giappone, passando per l’Occidente, l’Oriente e l’Africa. Non è cristiana come appare ma universalizzabile. E se ci si confronta con onestà con queste semplici parole si noterà che nessuno di noi è ciò che Sanna ritiene un segnatore, forse non a caso i segnatori più riconosciuti e potenti sono anziani: la strada è lunga e distrarsi è facile, basta un litigio al bordo dell’autostrada per farci rallentare o fermare.

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